Il filo sottile tra bene e male in Patria, Crescere in tempo di guerra di Bruna Martini

A fare da sfondo all’accattivante e suggestivo graphic memoir Patria. Crescere in tempo di guerra (BeccoGiallo, 2020, 230 pagine) è l’Italia durante la guerra e il ventennio fascista. Bruna Martini, autrice di graphic novel e libri illustrati, racconta la storia di sua zia, Graziella Mapelli, una bambina cresciuta in Italia durante il fascismo.

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A rendere più autentica la storia è il modo in cui viene raccontato, non solo come se fosse stato scritto di pugno dalla bambina quindi sotto forma di diario privato, ma anche attraverso fotografie, pagine di giornale, manifesti dell’epoca, cartoline, quaderni, pagelle e disegni. Tutto contribuisce a rendere il graphic memoir non solo unico ma anche interessante e istruttivo.

Graziella ci fa conoscere sin dall’inizio il ventennio fascista caratterizzato da una fitta propaganda a regime nazionalistico. Attraverso l’uso di filastrocche con semplicità e ingenuità ci racconta la sua infanzia a Trezzo sull’Adda (Milano), immergendoci in un’atmosfera contadina, costituita dalla bellezza delle piccole cose.

Particolarmente interessante è la scelta dei colori. Bruna MartinI, infatti, gioca abilmente con i colori primari giallo e blu; a seconda della predominanza dell’uno e dell’altro danno vita a ricordi positivi o negativi. Quando è il giallo a predominare sul blu creando il verde, si rimanda alla vita e alla bellezza della natura, dunque ai ricordi belli. Mentre il nero si insinua e sembra provenire dalle tonalità del blu per evocare il fascismo e la guerra.

© Bruna Martini

Graziella ci permette di osservare con gli occhi di bambina anche la condizione della donna di quegli anni, sotto il fascismo e dopo la guerra. Poche erano le donne che potevano permettersi la scuola femminile che era, di fatto, molto costosa; molte invece erano le letture che si facevano in queste scuole per ricordare il ruolo della donna che come descrive Graziella era quello di essere “femmine rispettose e attente all’esigenze dell’uomo.”

I privilegi e le responsabilità di essere figlie maggiori in quei tempi è un’altra tematica presente nel graphic memoir, ed una realtà poco conosciuta. Lei stessa ci racconta che da sorella maggiore “ha molte responsabilità…Per prima, la mansione di pulir con regolarità.” E ci informa anche però che “Son l’unica tra le sorelle a portar la gonna invece che il vestito, con calze lunghe e belle e il tacco lungo un dito.”

Nel graphic memoir troviamo ciò che si studia poco a scuola ovvero l’indottrinamento scaturito durante gli anni fascisti in Italia, che avveniva proprio dalle scuole elementari. Graziella ci mostra come la propaganda nazionalistica del fascismo e la cultura fascista riescano a insinuarsi sin dalla prima educazione, sconvolgendo i programmi scolastici che mirano verso un’educazione basata sull’importanza della patria, della guerra, del colonialismo piuttosto che allo studio della letteratura e di testi che potevano in qualche modo risvegliare, far riflettere e distruggere il controllo che il regime aveva sulle persone.

© Bruna Martini

La guerra viene presentata in tutta la sua brutale natura: i bombardamenti improvvisi, la paura costante di dover trovare un posto sicuro dove ripararsi, gli uomini e padri di famiglia al fronte, il razionamento del cibo che scarseggia. Tutto ciò va a stridere e creare confusione nella bambina che a scuola si ritrova a studiare l’importanza della guerra e a mandare ai soldati al fronte lettere di incoraggiamento e pacchi con provviste. E dall’altro, a vivere la sua ferocia. Da qui, l’aggrapparsi alla figura di un amico immaginario, che le terrà compagnia nei momenti di maggiore paura e che le farà capire come a volte i confini tra bene e male sono labili.

Un altro aspetto messo in evidenza dal graphic memoir sono le partenze transatlantiche dal porto di Genova avvenute nel 1937. Queste migrazioni erano di natura diversa da quelle dettate dalla ricerca di lavoro e un futuro migliore. Spesso, molte persone come lo zio di Graziella, per evitare di essere fucilati o portati nei campi di concentramento perché oppositori del nuovo regime erano costretti ad imbarcarsi verso una nuova vita, lontana dai proprio cari.

Anche la pagina più buia della storia di tutti i tempi, viene trattata dalla scrittrice Bruna MartinI con estrema delicatezza ma grande realismo. Le parole come espulsione, espropriazione, spoliazione dei beni e razza primeggiano nelle pagine del graphic memoir, così come le importanti testate di giornali italiani che annunciano le leggi razziali. A evidenziare l’insensatezza sostenuta anche da giornali autorevoli.

La lotta partigiana e la liberazione con l’aiuto degli alleati porta un nuovo inizio per l’Italia che si libera dalle tenebre della guerra sottolineando però i milioni di “persone che non si alzarono più da terra,” inoltre ricordandoci che anche dopo la guerra furono diverse le persone che persero la vita imbattendosi in campi minati.

Il graphic memoir si chiude proprio con excursus veloce della vita di Graziella che, nonostante gli anni duri passati da bambina, ha trovato il suo porto sicuro nella famiglia, non dimenticando mai quell’amico immaginario che come ci sottolinea è stato per lei “una bussola morale per separare il bene dal male.”

Grazie a questo miscellaneo di generi all’interno del macro genere costituito dal graphic memoir, Patria. Crescere in tempo di guerra è il libro che farei adottare nelle scuole primarie e secondaria non solo per introdurre i bambini al ventennio fascista, alla guerra e alle leggi razziali, ma soprattutto per renderli consapevoli di quanto la realtà che abbiamo sotto gli occhi possa fuorviarci, confonderci e farci perdere in quel filo sottile del discernimento tra bene e male.

Maria Pia Spadafora è una scrittrice freelance che vive a Milano.

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