For our mammas!
Francesca LoDico’s radio special, “But For Now We Stay Home,” is about her mamma coping with the family business during the pandemic. It was broadcast nationally on The Sunday Edition on CBC Radio One. The Mother’s Day documentary is in English with dialogue in Sicilian and Italian. Italian speakers can follow the English with the translation below. “But For Now We Stay Home” features a recorded mass from Notre-Dame-de-la-Consolata Church in Montreal, music by ’60s diva Louiselle and “’O Sole mio,” so our mammas won’t want to miss it.
Listen to “But For Now We Stay Home”
Introduction by host, Michael Enright
If only we could have declared flower shops essential—just for Mother’s Day. It will be a different one this year, for sure. Many of the mothers among us are feeling a bit of an ache, receiving hugs only from a distance, bouquets of the virtual kind. For Francesca LoDico and her mamma, there’s an added sting, because for over half a century, the family flower store has been home. For the last seven weeks Francesca’s mamma has been alone in her house, comforted by a television tuned to an Italian television channel. Francesca lives a kilometre away. Every day mother and daughter talk on FaceTime for hours on end. Here is her documentary “But For Now We Stay Home.”
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Ma per ora restiamo a casa
Per le nostre mamme.
Ma per ora restiamo a casa di Francesca LoDico, è un documentario sulla festa della mamma, in onda nel Sunday Edition, il programma di punta della radio nazionale CBC Radio-One. È la storia di una madre italo-canadese e sua figlia e dell’attività di famiglia. Il documentario è in Inglese con interventi in Italiano e dialetto siciliano. Qui di seguito è disponibile la traduzione in Italiano. L’estratto di una messa della chiesa Notre-Dame-de-la-Consolata a Montreal, brani musicali degli anni ’60 della diva Louiselle e “’O Sole mio,” invoglieranno all’ascolto le nostre mamme.
Ascolta “Ma per ora restiamo a casa”
Introduzione del conduttore Michael Enright.
Se solo avessimo dichiarato essenziali i negozi di fiori – almeno per la festa della mamma. Quest’anno sarà diversa, sicuramente. A molte mamme farà male, ricevere abbracci solo a distanza e mazzi di fiori virtuali. Per Francesca LoDico e sua mamma è ancora più dura perché da oltre mezzo secolo il negozio di famiglia Fleuriste San Remo è sinonimo di casa. Durante le ultime sette settimane la mamma di Francesca è stata da sola, confortata da un televisore sintonizzato su un canale italiano. Francesca vive a un chilometro di distanza. Ogni giorno madre e figlia parlano per ore e ore. Ecco a voi “Ma per ora restiamo a casa.”
In Siciliano: “Aspetta, vògghiu cincu pira…”
Questa è mia mamma. Vive a Montreal da 54 anni ma parla a mala pena l’Inglese. E che dire del Francese? Una vocale con l’accento italiano alla fine di ogni parola e voilà, mamma parla franzé.
Provo a ordinarle la spesa online ma mia mamma non ha mai fatto liste e anche la scelta dei prodotti è complicata.
Le chiedo in Siciliano: “che frutta vuoi?” e lei: “che frutta hanno?”
“È un supermercato, mamma. Hanno… TUTTI i tipi di frutta.”
“Fra – dice – non confondermi.”
“Va bene mamma. Mele, pere, uva…”
“L’uva mi piacerebbe,” aggiunge.
“Va bene. Kiwi, melone, banane…”
“Due banane.”
“Va bene, ah, ma devi prendere tutto il casco.”
“Non mi serve – risponde – diglielo su internet che sono da sola, cosa me ne faccio dell’intero casco di banane?”
Mia mamma ha 76 anni. Si chiama Angela.
Viene da un paesino della Sicilia. Emigrò in Canada quando sposò papà. Si conobbero nella piccola salumeria dove lei lavorava. La storia del corteggiamento è più o meno questa: papà entra nella salumeria e ordina un panino al salame e mamma gli prepara il migliore panino al salame che lui abbia mai mangiato. L’amore all’italiana!
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Mia mamma abita a due isolati dal negozio di fiori San Remo, l’attività di famiglia che avviò con papà nel 1967. Io e mio fratello siamo cresciuti in quel locale. Abitavamo sopra, al primo piano, con la scala interna che portava direttamente nel retrobottega; i miei nonni vivevano al secondo piano, proprio sopra di noi.
Avevamo un’unica linea per il negozio e per la casa perciò ogni volta che il telefono squillava per lavoro, risuonava in cucina. Se lo tenevo occupato, specialmente durante gli orari di apertura, erano guai. Nei primi tempi, non potevamo permetterci di perdere nemmeno un ordine. Il negozio di fiori è il centro del mondo di mamma.
“È come un altro figlio. San Remo mi manca, non posso credere che domenica… San Remo è stata la mia vita. Ha riempito tutto, la mia solitudine e il mio dolore” dice mamma. Per la prima volta dal 1967, il negozio resterà chiuso per la festa della mamma.
“53 feste della mamma al negozio” – dice mamma. “È successo tutto troppo in fretta… puff! E San Remo è rimasto chiuso. All’inizio non sapevo cosa avrei fatto e adesso ho paura di uscire… sono sempre così preoccupata … come è potuto succedere?”
“San Remo chiuso per la festa della mamma? Mi sento persa, come se avessi un vuoto dentro,” dice mamma.
Di solito la festa della mamma è uno di quei giorni in cui si lavora di più a San Remo. Comporta mesi e mesi di preparazione e può incidere positivamente o negativamente sul bilancio dell’intero anno. Mio fratello Angelo e sua moglie Geraldine gestiscono l’attività. Il personale, Marilene, Nathalie, Odette, Emerson, Juliane e mia zia Rita, che pure lavora lì, è indaffaratissimo. Non ci si ferma mai, lo stress, l’ansia, l’agitazione, tutto riconduce al GRANDE GIORNO.
E finalmente arriva la festa della mamma. Il negozio è pieno di bellissimi fiori, tutta la famiglia è presente, compresa me. Mia mamma è alla cassa e vengono anche i miei nipoti e la mamma di Geraldine. I parenti passano a lasciare un sacco di cibo per tutto il personale. È un affare di famiglia in tutti i sensi.
“Da 53 anni – dice mamma – è nostra tradizione festeggiare in negozio. Tutte le pareti adornate di fiori e piante, con così tanti colori perché in questo periodo dell’anno tutti vogliamo ortensie, boccioli di rose, tulipani, narcisi, azalee, gardenie e gigli per il giardino, un po’ di primavera, un po’ d’estate…”
“Ricordi, Fra, che confusione c’era di solito di questi tempi?” dice mamma.
Il via vai nel negozio raggiunge il picco dopo che la folla si riversa fuori da Notre-Dame-de-la Consolata, sull’altro lato della strada. I clienti entrano ed escono dalle altre botteghe del quartiere, la pasticceria San Marco, la Baia dei formaggi accanto a noi, la boulangerie San Pietro e il pastificio Coloccia il cui proprietario, Antonio, ha lavorato a San Remo tanto tempo fa.
Come tante attività a conduzione familiare, San Remo ha resistito a tante vicissitudini per oltre cinque decadi, compresa la scomparsa improvvisa di mio padre nel 1998, ma non è mai rimasto chiuso per la festa della mamma.
“I primi anni sono stati durissimi – dice mamma – ma poi, a partire dagli anni ’70, è andata molto bene. La comunità italiana, la chiesa… era come una rivoluzione, tutti venivano a San Remo per i fiori”.
“Tuo nonno – dice mamma – si lamentava: ‘È possibile che non si possa mai festeggiare insieme una festa della mamma, una Pasqua? E perché? Per vendere fiori?’ Ma ho dedicato tutta la mia vita al negozio di fiori. È triste, molto triste, quello che sta succedendo.”
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La mia vita è molto diversa da quella di mamma. La Montreal che vivo io le è completamente estranea. Crescendo ho sofferto l’isolamento della nostra comunità di immigrati, nella percezione della “piccolezza” di una vita vissuta nel raggio di due isolati, tra l’attività di famiglia, la chiesa, pochi altri negozi, la casa.
Da adulta invece, capisco appieno il significato della storia che mia mamma incarna. Da figlia, adesso, apprezzo la ricchezza del suo mondo.
“Provo una grande pena per tutti coloro che sono morti nelle residenze per anziani – dice mamma. È un dolore che non si può capire. Tra quelle persone c’erano mamme che nella loro vita hanno fatto tanti sacrifici. É così triste. Fra, non lasciarmi mai in una casa per anziani. Per piacere. Prenditi cura di me.”
A Montreal molti negozi al dettaglio riapriranno presto. Fino ad allora Angelo e Geraldine prenderanno gli ordini online e telefonicamente, per le consegne e il ritiro. Hanno dovuto riadattarsi a una nuova normalità, nella gestione dell’attività durante la pandemia. Anche con le più rigide misure di sicurezza, una cosa è inevitabile: mia mamma non potrà tornare al negozio adesso.
“Non posso accettare di dover restare chiusa in casa, che né tu, né i bambini possiate venire a trovarmi e che io non possa andare al negozio – dice mamma – è difficile, è così difficile.”
Lo è. Per tutti noi.
È inconcepibile per me che San Remo resti chiuso proprio oggi, nel giorno della festa della mamma e che mamma non sia a San Remo proprio oggi, a parlare con i clienti nel suo tipico Francese italianizzato, a consegnare un bouquet di peonie a un’amica e una pianta a un’altra, a fare un po’ impazzire mio fratello e Geraldine, ovviamente, a rimproverare me e i suoi nipoti, ovviamente, ma restando comunque tutti insieme.
“Franca, presto usciremo da questo tunnel, invece di salutarci dal balcone, ci abbracceremo forte forte. Andrà tutto bene – dice mamma – ma per ora restiamo a casa.”
Francesca LoDico, da Montreal, per la “Sunday Edition.” Auguri a tutte le mamme!
Francesca M. LoDico è una scrittrice e un editor a Montreal. Le sue opere sono apparse su PEN International, sul National Geographic, su enRoute e su Maisonneuve, e nelle antologie People, Places, Passages: An Anthology of Canadian Writing, Conspicuous Accents e Mamma Mia! Good Italian Girls Talk Back! Ha vinto il premio Accenti Magazine ed è stata selezionata per il Premio Bressani e per il PRISM International Short Fiction Prize. Sta lavorando a un romanzo sulla sua infanzia ad Agrigento.
Traduzione in Italiano di Francesco Esposito. Francesco Esposito è un biografo, esperto di ricerca genealogica e storie familiari. Autore di testi teatrali e organizzatore di eventi culturali come l’Italian Contemporary Film Festival del Canada. Ha contribuito a realizzare numerosi volumi sul fenomeno migratorio in Italia e ha pubblicato Diario di viaggio, esperienza di volontariato in Sud Sudan. Originario di Napoli, vive e lavora a Montreal dal 2017.