Alla scoperta di un’identità mutata in Roots / Radici di Bruna Martini

Immagine per gentile concessione dell'autrice

Bruna Martini torna a sorprenderci nuovamente con il suo graphic memoir, Roots. Radici, (BeccoGiallo, 2022) alla riscoperta della propria “identità mutata.” Ancora una volta la scrittrice, autrice di graphic novel e libri illustrati, mostra grande padronanza del genere che non delude e ci tiene avvinghiati al racconto fino all’ultima pagina.

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Mentre sfogliamo le pagine di Roots non possiamo non calarci nelle scene e nei contesti più disparati in cui l’autrice ci catapulta. Mentre in Patria (leggi qui la recensione), Bruna Martini ci raccontava la storia della zia, in questo graphic memoir troviamo qualche particolare in più sulla sua vita privata che si intreccia inevitabilmente con quella di un avo alquanto misterioso, uno zio, Cornelio Gracco, rinnegato e come un figliol prodigo poi ritrovato: un disertore o un sognatore?

Immagine per gentile concessione dell’autrice

Attraverso un’attenta ricerca che vede impegnata la scrittrice diversi anni, la storia del suo antenato assume sempre nuove sfumature e nuovi dettagli, spingendola a intraprendere un viaggio in Argentina che le permetterà di scoprire una parte della famiglia di cui non conosceva l’esistenza.

Anche in Roots come in Patria, attraverso la costruzione della vita di Cornelio Gracco, percorriamo diverse tappe storiche italiane: la guerra, la chiamata alle armi, le migrazioni verso l’America e le campagne a favore di queste migrazioni, le lotte agrarie, il sogno dei contadini in un futuro migliore e tanto altro.

Nei suoi graphic memoir Bruna Martini sembra ricordarci costantemente l’importanza della memoria storica e della storia e di come plasmi sempre il nostro presente, da essa dobbiamo partire per scoprire chi siamo, dove stiamo andando e cosa stiamo vivendo.

Il legame che la scrittrice sente provenire dalle viscere con questo antenato la spinge a scoprire e indagare in maniera quasi ossessiva. Questo legame è un richiamo, ed è attraverso di esso che la scrittrice si sente meno sola, scoprendo che a migrare nella propria famiglia non sia stata l’unica. Ma ne riconosce la diversità. Lei è migrata per fare l’artista perché la realtà che aveva vicina le stava stretta, il suo avo per necessità ma come lei, lui si rifiuta di seguire un futuro già stabilito.

Non può mancare il riferimento alla condizione della donna che ritroviamo in più aspetti, dalla donna indipendente che si discosta dagli schemi imposti dalla società alla donna contadina che si innamora del figlio di un proprietario terriero seguendolo in Argentina; infine, l’immagine delle donne lavandaie, figure emblematiche nella società, che rimandano alle prime lotte delle donne per i propri diritti. Di fatto, i lavatoi erano luogo di aggregazione femminile e diventarono presto i luoghi di rivendicazione dei diritti delle donne.

Immagine per gentile concessione dell’autrice

Diverse sono le grafiche, realizzate da Bruna Martini, che ti porti dietro anche dopo aver finito di leggere il graphic memoir. Una di queste è quella in cui si autorappresenta come una marionetta i cui fili sono mossi dalla cultura, dal DNA, dalla società, dall’ego e dalla religione, a voler sottolineare come a volte tutte queste cose facciano sentirci come trascinati senza il pieno controllo della nostra vita.

Il graphic memoir analizza, inoltre, la condizione dei migranti, condizione a volte dura. I lunghi viaggi in nave verso l’America e le condizioni a volte disperate e poco igieniche, le truffe dietro questi sbarchi echeggiano quella che tristemente è una situazione che stiamo rivivendo in maniera tragica con gli sbarchi illegali dalla Libia nel Mediterraneo. Nel caso di Cornelio Gracco migrare in Argentina non gli garantisce la ricchezza sperata. Da uomo di media borghesia si ritrova in situazione di estrema povertà. Nel caso della scrittrice, anche lei è costretta a confrontarsi con la sua condizione di emigrata a Londra, dove si rende conto di essere in una posizione di svantaggio, dove il suo modo di vivere stride spesso con il luogo in cui si trova, ma è grazie a tutto ciò che riesce a reinventarsi e a ripensare alle sue radici e alla sua nuova identità, “un’identità mutata.”

Maria Pia Spadafora è una scrittrice freelance che vive a Milano.

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